Fiorella Pallas: “Dopo il fallimento aiuto le persone a brillare e ripartire”

Fondatrice di 100.000 Ripartenze ONLUS, progetto dedicato a far ripartire il talento imprenditoriale Italiano, nel 2019 Forbes l'ha riconosciuta tra le 100 Top donne di successo
28 Agosto 2024

di Angela Iantosca

Ci occupiamo degli altri, del sorriso degli altri, della soddisfazione degli altri, di ciò che pensano gli estranei che incontriamo lungo il nostro cammino e poi di rispettare le regole del gioco imposto dalla società, di fare ciò che le persone si aspettano da noi. Siamo obbedienti, ligi al dovere, con la testa pronta sempre ad essere piegata. Dimenticandoci troppo spesso della persona più importante della nostra vita, colei con la quale conviviamo dal primo istante della nostra esistenza, da quel vagito che è quanto di più vicino alla nostra natura ed essenza e da cui giorno dopo giorno decidiamo di allontanarci costantemente: noi stessi!

Perché?

Forse per paura? Forse perché è più comodo percorrere sentieri conosciuti dai più, nonostante quei sentieri non ci appartengano, ci procurino rabbia, insoddisfazione e frustrazione? Forse perché guardarsi dentro può spaventare? Perché per essere liberi ci vuole coraggio?

Credo la risposta sia dentro ognuna di queste domande. E anche nella storia di Fiorella Pallas, (riconosciuta da Forbes nel 2019 tra le 100 Top donne di successo) una donna forte che, di fronte ad un’insofferenza apparentemente inspiegabile verso la sua vita, di fronte al risveglio della sua coscienza, a differenza dei più, ha deciso di non fuggire, di non far finta di niente, ma di mettersi in ascolto, di attraversare il dolore, di mettere a repentaglio tutte le certezze acquisite per capire cosa le stava dicendo quella voce. Perché solo se ci si mette in ascolto si può cominciare a brillare. Davvero.

“Sono mezza siciliana, mezza francese e di origine greca. E sono cresciuta in Sicilia, in questa bellissima terra dove ho ricevuto un’educazione cattolica, siciliana, di medio-alta borghesia. Affermazione dalla quale è facile capire con quale idea di ‘dovere’ molto ampia sono stata educata: sono stata allenata a seguire il loro (quello della famiglia e della Sicilia) punto di vista che per una donna vuole dire: iscriversi all’università, ottenere un buon lavoro, accaparrarsi un marito, sistemarsi, facendo la brava moglie e la brava mamma. Anche io, ligia al mio dovere, ho seguito questo sentiero programmato. Mi sono iscritta ad Economia e commercio, ho lavorato per una Multinazionale francese dove sono stata per 15 anni, ho avuto una carriera importante, diventando presto dirigente e sono diventata due volte mamma, di due figli maschi. Insomma ero una super-woman, peccato che mi ero scordata di me stessa!”.

fiorella pallas

Un tema questo che riguarda tante persone e soprattutto tante donne.

“Siamo troppo spesso in cerca di questo riconoscimento, siamo votate all’altro e questo ci fa scordare spesso di noi stesse e ciò che accade è che all’improvviso sentiamo un disagio che prima è leggero e poi diventa sempre più forte e poi si trasforma in notti insonni. Il corpo, ricordiamolo, è il nostro alleato più grande e ci manda segnali: ci dice che sta finendo la benzina, che il tempo sta scadendo, che stiamo soffocando. A quel punto sta a te decidere cosa fare. Il problema è che spesso tutti questi segnali si traducono in disagi fisici che vengono curati clinicamente: si prende la pasticca e via! Invece bisognerebbe entrare in quel disagio, osservarlo, capirne le radici e porci una semplicissima domanda: cosa mi rende felice? Perché la felicità non è uno sprazzo, un momento, un caso: la felicità è una scelta, è un lavoro quotidiano”.

Quali sono stati per te i segnali?

“Ad un certo punto ho sentito un disagio forte, ero molto nervosa, così ho deciso di mollare tutto e concedermi un anno sabbatico. In quel periodo è avvenuto quello che chiamo il mio momento click che è respiro, espansione, lucidità… Quando siamo in quella condizione in cui stiamo facendo qualcosa che non ci rappresenta, conducendo la vita di qualcun altro – e ne ho incontrate tante – noi ci contraiamo. E la contrazione è assolutamente contraria ad ogni legge dell’universo che è l’espansione. È come tessere tele di Penelope senza andare da nessuna parte. Anche io stavo facendo lo stesso. E me ne sono resa conto quando un giorno mio figlio è stato male: sono andata da lui per aiutarlo e vedere come stesse e lui mi ha chiesto della tata. Lì mi sono detta: ma cosa sto facendo? Quale è lo scopo della mia vita? Lì ho preso la decisione di partire alla ricerca di me stessa, di darmi il tempo di conoscermi, perché non sapevo dare un nome all’insoddisfazione che sentivo”.

Così sei partita insieme alla tua famiglia.

“Il mio luogo del risveglio è stato Sedona, nel deserto dell’Arizona, un posto magico, molto nascosto in cui si arriva se si è pronti. Lì potrei dire che sono stata proprio fulminata! Ricordo che avevo le mani che mi sudavano quando sono arrivata lì, non riuscivo a dormire, volevo scappare. E invece poi sono restata!”.

Tuo marito cosa ha fatto in quel momento?

“Mio marito allora è stato intelligente e ha capito che mi stava succedendo qualcosa di molto particolare, quindi ha gestito lui i figli mentre io vivevo questo momento da sola. Li vedevo la sera e condividevo ciò che mi stava accadendo… non tutto… La mia creatività stava esplodendo, stavano venendo fuori cose che di me non avevo mai visto. Finché ho incontrato gli Apache che mi svelarono la vera Fiorella. Mi dissero: “I tuoi talenti sono importanti e servono per aiutare le persone a rimettersi sulla propria strada”. Così, terminato il viaggio, sono tornata in Italia e ho deciso di lanciare la mia prima attività, dopo aver lasciato definitivamente il mio lavoro. Era il 2001 quando ho aperto una azienda nella quale realizzavo oggetti olistici per il risveglio delle coscienze. Volevo aiutare le persone a riconoscersi. Questi gioielli erano un insieme di vibrazioni, colori, forma, materia ed erano gioielli portatori di messaggio. Questa cosa è stata molto importante ed è durata quasi 10 anni”.

fiorella pallas

Periodo durante il quale hai continuato ad approfondire, studiare, mettersi in gioco, andando anche in India. Finché nel 2009 è arrivata la crisi.

“Nel 2009 ho chiuso questa azienda con un dolore immenso a causa di una crisi finanziaria. È stato un momento difficilissimo perché non capivo come fosse possibile che stesse capitando questa cosa nel momento in cui avevo compreso la mia strada: era un’equazione che non aveva senso. Allora sono tornata dagli indiani ed ho cominciato dei percorsi in territori sacri. E qui ho avuto un’atra rivelazione: la mia missione era quella che avevo già compreso, portare consapevolezza nella gente, portare le persone a risvegliarsi, alla consapevolezza interiore, ma potevo farlo con le parole. Quindi ho ricominciato a strutturarmi, sono diventata coach e mi sono focalizzata su ciò che da sempre è un mio interesse, i talenti, individuando il mio focus: aiutare le persone ad esprimere il proprio valore professionale! Così sono arrivata a sviluppando negli anni il metodo SHINE, per aiutare le persone a riconoscere i superpoteri che abbiamo e che spesso teniamo chiusi in un cassetto”.

Ma le difficoltà non sono mancate.

“Ero indebitata, mi ero separata da mio marito e con i miei figli, soprattutto il grande, all’inizio ci sono stata momenti di grande difficoltà. Aveva 14 anni e non riusciva a capire. Anche i miei genitori non capivano… sono stati momenti difficili. Ma la costanza e la coerenza e il messaggio univoco è arrivato. Ci è voluto tempo, ma oggi i miei figli hanno deciso di fare delle scelte diverse dai consigli del padre, perché hanno seguito la loro strada”.

Cosa ci vuole in un percorso di riconoscimento di sé?

“I due ingredienti fondamentali sono riconoscere i nostri talenti, ma ci vuole anche la passione. Cosa ti piace fare e cosa sei disposto a fare sono importantissimi. Io da manager avevo talento, ma non avevo passione e spesso incontro persone senza talento e senza passione”.

fiorella pallas

1000000 ripartenze onlus: cosa è?

“Nel 2019, dopo dieci anni di ricostruzione, ho cominciato ad essere conosciuta nelle aziende e ho capito quale era la mia eccellenza. Questo è un punto importante, soprattutto in un mondo come quello in cui stiamo vivendo oggi, un mondo nel quale l’intelligenza artificiale inciderà moltissimo, è estremamente importante soffermarsi e fare il punto. Come ho fatto io. Cosa che ha permesso alla mia azienda di decollare, riuscendo anche ad andare in Europa dove faccio percorsi importanti e decido di aiutare chi stava vivendo quell’esperienza che ho vissuto anche io, aiutando gli imprenditori che avevano vissuto questa esperienza di chiusura della loro attività a ricostruire un nuovo progetto, partendo da basi più solide”.

Quale è il punto di partenza della ricostruzione?

“Il punto di partenza per chi ha vissuto un fallimento è capire quale è il suo superpotere. Quale è la cosa che lo appassiona di più. Da lì si può costruire e trovare un’idea pertinente per il mercato. Se si parte dal business, trascurando se stessi, si fallisce”.

Con chi nasce l’associazione?

“L’associazione nasce insieme a Gisella Geraci, cofounder talentuosa incontrata nel mio percorso, interessata al mondo dell’etica, della social responsability, Riccardo Miazzo, vicepresidente, la cui mission è aiutare le persone a ripartire nella vita, sostenerle nella ripartenza e poi cambiare lo sguardo della cultura”.

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In che senso?

“Quando si parla di fallimento c’è sempre un momento di isolamento della persona che in quelle fasi perde ogni bussola, ogni direzione e se non si ha qualcuno che la aiuta diventa molto difficile affrontare questo tunnel. Altro passaggio importante è sensibilizzare le istituzioni, il governo, la politica e far capire davvero che in Italia ripartire non è facile sia da un punto di vista legale, sia da un punto di vista bancario, cosa che stigmatizza chi ha fallito una volta in modo definitivo. Ci sono molte cose da fare da un punto di vista culturale, economico, sociale. Per questo stiamo cercando di creare partnership con le università per parlare ai giovani. Si parla tanto di start-up, ma sappiamo benissimo che nove su dieci falliscono. Quindi bisogna preparare prima i giovani a questa possibilità. In Italia il talento imprenditoriale è una maglia preziosa del nostro tessuto economico, ma di questo talento imprenditoriale l’Italia non se ne fa niente, perché quando si chiude, si chiude”.

Dove hai aperto la tua associazione?

“Ho aperto in Veneto, dove c’è il tessuto imprenditoriale più importante d’Italia e anche perché a me il Veneto ha dato tantissimo lavoro: aprire lì è stato un modo di restituire al Veneto ciò che il Veneto mi ha dato”.

fiorella pallas

Cosa fate?

“Accogliamo le persone che siano ditte individuali, liberi professionisti, imprenditori che hanno perso il lavoro e li affianchiamo per 18 – 24 mesi con un percorso gratuito. Abbiamo un approccio di Well-being coach, riorientamento, ricalibrazione emotiva, riattivazione del proprio network, cura della propria energia, seguendo il nostro metodo C.A.R.E. che significa Consapevolezza, Atteggiamento, Relazione, Energia, i quattro pilastri sui quali iniziamo a lavorare. Poi organizziamo delle session di business coaching, durante le quali si lavora sulle paure, oltre ad assegnare un mentore più focalizzato sull’aspetto di business che aiuta a farsi le domande giuste. Gli incontri sono singoli o di gruppo e prevedono confronti anche tra gli imprenditori per favorire una crescita reciproca, per loro e per noi volontari che operiamo, perché ogni volta che aiutiamo una persona a ripartire anche noi cresciamo, mettendo a punto sempre più un modello che cambia a seconda delle situazioni, che si evolve con il tempo”.

fiorella pallas

Difficoltà?

“La prima difficoltà è reperire gli imprenditori perché c’è la tendenza a nascondersi, c’è la vergogna del fallimento. In realtà dovremmo cambiare i parametri di valutazione e osservare il fallimento come una opportunità. Spesso uso questa espressione per definirci: siamo come dei sarti, dei creatori di kintsugi. E il nostro lavoro può avere un impatto davvero importante sulla società, perché aiuta a ricostruirla, sanarla, contribuendo a far emergere la luce che è dentro ognuno, evitando che un fallimento si traduca in un costo per la società anche in termini sanitari. Il nostro è un servizio che può essere erogato alle aziende, perché siamo una sorta di hub della ripartenza!”.

A questo proposito pochi mesi fa hai acquisito questo test psicometrico che permette di fare test per scoprire i propri talenti.

“Si tratta di un ulteriore servizio che offriamo alle aziende e ai coach che fanno percorsi di orientamento e che si chiama Talent To Be. Quando ho cominciato a lavorare puntavo al successo. Ho capito che non è quella la formula. Bisogna puntare a se stessi poi il successo arriva! Ricordo una frase che mi dissero gli Apache prima di salutarci: “Ricordati di camminare sulle tue parole”. Quando c’è l’allineamento tra mente, cuore e ciò che fai nella vita che puoi raggiungere qualsiasi vetta. Coerenza e congruenza sono due pilastri importanti”.

fiorella pallas