Nonostante la missione 2 del PNRR abbia previsto 2,1 miliardi di euro per migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e incentivare l’economia circolare, in Italia il raggiungimento degli obiettivi comunitari, che prevedono l’avvio al riciclo per almeno il 55% dei rifiuti urbani entro il 2025 (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035) e lo smaltimento in discarica fino ad un massimo del 10% entro il 2035, è ancora lontano. Nel 2021 infatti la produzione pro capite dello stivale è aumentata del 3% rispetto al 2020, raggiungendo i 502 kilogrammi per abitante, la percentuale di riutilizzo e riciclaggio è ferma al 48% e lo smaltimento in discarica interessa ancora il 19% dei rifiuti. Vi sono ancora numerose criticità da risolvere che riguardano in particolare la governance locale e il gap infrastrutturale e per raggiungere i target UE sarebbero necessari investimenti fino a ulteriori 7 miliardi di euro entro il 2035.
È quanto emerge dal Green Book 2023, il rapporto annuale sul settore dei rifiuti urbani in Italia, promosso da Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis, realizzato quest’anno in collaborazione con ISPRA e con la partecipazione di Enea ed Ancitel Energia e Ambiente.
Il report ha evidenziato innanzitutto la necessità di migliorare il sistema di gestione, in particolar modo nel Mezzogiorno, e la qualità della raccolta differenziata, investendo al contempo su nuovi impianti.
Nel 2021 il settore (considerando un campione di 534 aziende) ha registrato un fatturato di settore pari a circa 13,5 miliardi di euro, quindi circa lo 0,8% del PIL nazionale, occupando circa 100 mila addetti diretti che costituiscono lo 0,4% del totale degli occupati in Italia e circa l’1,7% degli occupati del settore industriale.
In particolare, l’analisi delle gare per l’affidamento dei servizi (pubblicate nel periodo 2014-2022) ha confermato le difficoltà e i ritardi nella standardizzazione delle dimensioni e delle tempistiche di affidamento dei servizi di gestione del ciclo integrato dei rifiuti a livello nazionale.
Oggi la maggior parte delle gare (l’87% di 2.499 analizzate) viene bandita per affidamento del servizio ad un solo Comune e l’85% delle gare per l’affidamento dei servizi di gestione ha una durata pari o inferiore a 5 anni. Inoltre il 67% delle gare è localizzata al Sud, per effetto della ridotta presenza di gestioni industriali nelle regioni meridionali del Paese.
Dal Green Book 2023 emerge che il Mezzogiorno continua a presentare un deficit impiantistico che non consente la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti, contribuendo al differenziale di spesa per il servizio di igiene urbana. A causa del maggiore costo sostenuto per il trasporto dei rifiuti verso impianti fuori Regione, infatti, il Sud registra la Tari più alta del Paese, con 368 euro per abitante nel 2022, staccando Centro (335 euro) e Nord (276 euro).
“L’evoluzione industriale del comparto ambientale” ha commentato Stefano Pareglio, presidente della Fondazione Utilitatis, “è un requisito necessario per la transizione verso un modello economico circolare, in grado di assicurare il pieno utilizzo delle materie prime seconde. È altrettanto indispensabile superare il divario nella qualità dei servizi tra Nord e Sud, migliorando la qualità della raccolta differenziata per garantire la chiusura del ciclo”.